Creatività ed Ergonomia: amici per la pelle


Il titolo di questo articolo è una verità ed un inno all’ottimismo.

Sono anni che sento dire: “Ma io voglio che il mio sito sia differente, non voglio seguire questi canoni, che rendono i siti tutti uguali“.

Questa frase, che esca di bocca dal CEO, dal responsabile marketing, o dal qualsivoglia account, è detta sempre con la stessa intonazione, con la stessa mimica facciale.

Mi sono spesso chiesto come mai la maggior parte delle persone vivesse l’ergonomia o la progettazione della user experience, come una gabbia omologatrice del proprio business, incapace di tirar fuori prodotti creativi e fantasiosi, capaci di distinguersi dagli altri per “creatività”.

Eppure Valentino, stilista di indiscussa fama, per più di 50 anni, ha disegnato vestiti per uomini e donne, senza che la sua vena artistica venisse limitata dal  “vincolo” di dover disegnare per persone con due gambe, due braccia, una testa ed un tronco.

Quindi, l’ergonomia non limita la fantasia. E’ possibile disegnare qualcosa che sia artistica, efficace e creativa, rispettando la funzione/mezzo per cui viene progettata, migliorando l’esperienza di chi la usa.

A volte (…) ci si imbatte in qualcuno che vuole comunicare sulla Rete, con gli stessi paradigmi della carta stampata ed indugia dicendo la solita frase “Ma io voglio che questo prodotto sia differente, non voglio seguire questi canoni, che rendono i siti tutti uguali“.

Estremizzando suonerebbe un po’ come qualcuno che vuol far passare per radio, una pubblicità bellissima, fatta di immagini stupende e nulla più.  Secondo voi in questo caso l’esperienza di un utente alla radio potrebbe mai essere soddisfacente? Forse quando le immagini potranno essere ascoltate…

A mio avviso qualcuno pensando d’essere differente dimentica d’essere anche efficace.

Ad essere differente basta poco:  basta produrre scarpe senza suole ed il gioco è fatto:  “Sono differente!”. Ma… sono anche efficace ed efficiente?

E’ stucchevole come dopo 10 anni, ancora sento fare questo tipo di affermazioni.

Cosa più grave è che a farle sono sempre i vertici, spesso di grandi realtà societarie o altisonanti agenzie di comunicazioni internazionali.

Basterebbe non essere arroccati sulle proprie posizioni, rassegnandosi al fatto che sono gli utenti che possono aiutarti a disegnare al meglio il tuo business.

Comprendendo che non sempre quello che è fatto “di pancia” poi sposa i reali bisogni dell’utente.

L’ergonomia non limita la fantasia.

15 responses to Creatività ed Ergonomia: amici per la pelle

  1. Alessandra says:

    pienamente d’accordo!

    credo che questo sia vero non solo per i siti web ma in generale per i diversi ambiti di applicazione dell’ergonomia e ergonomia sociale.

    Anzi, mi sembra che i prodotti più innovativi siano quelli che riescano a introdurre nuovi aspetti che rompono gli schemi

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  2. antgri says:

    @Alessandra

    hai colto in pieno lo spirito del post.

    L’ergonomia è in qualsiasi cosa con la quale ci interfacciamo, che sia un urbanista, piuttosto che un architetto o un designer industriale.

    I prodotti più innovativi sono quelli che entrano in modo silente, “sotto pelle” agli utenti finali.
    Quelli che diventano una naturale “estensione sensoriale” nella propria vita, divenendo prolungamento fisico di un bisogno dell’utente.

    Anche se qui ci sarebbe da aprire una discussione sulla differenza tra successo ed innovazione…

    Ad ogni modo grazie per il tuo contributo 😉

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  3. Michela says:

    Concordo appieno con quanto (e come) detto. La creatività e la ‘diversità’ non possono prescindere dall’efficacia e dall’efficienza…altrimenti ne perdono l’essenza…in tutti gli ambiti.

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  4. antgri says:

    @Michela

    Ciao Michela e grazie per il tuo intervento.

    Hai fatto bene a sottolineare che questo avviene in tutti gli ambiti, da chi disegna le nostre città, a chi disegna gli elettrodomestici o le nostre automobili.

    Sarebbe divertente vedere costruiti gradini con pedate alte 70cm solo perché creano una ombra accattivante:)

    Non sono un integralista e non voglio “ingegnerizzare” la creatività.

    Vorrei solo che alcune cose venissero viste da una angolazione differente.

    Questo creerebbe maggiore armonia tra creativi e designer, che assieme spesso si trovano a disegnare artefatti che poi vanno usati da qualcuno, in un certo contesto.

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  5. pierotaglia says:

    Sono perfettamente d’accordo: spesso si pensa (anzi, pensano) che per essere diversi bisogna riempire il sito di funzioni inedite disponendo gli oggetti, link e menù nelle aree più disparate.

    Il vero creativo, quello bravo, è la persona in grado di sviluppare idee stupende in una “gabbia d’oro”.

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  6. Sarah says:

    Grazie della segnalazione di questo articolo, è molto interessante e sensato. Condivido le considerazioni fatte.

    Molto spesso capita che ci si innamori di un’idea e, di conseguenza, non si vedano gli oggettivi limiti che essa pone. E’ molto frequente la tendenza anche a “parlarsi addosso” e ad esagerare per stupire con effetti speciali tanto da ricadere nel ridicolo o (peggio?) nell’inefficace ed inefficiente.

    Ho un esempio chiaro in mente.
    Mi è capitato, un paio di anni fa, di partecipare (con uno stand) ad una fiera. Lo spazio espositivo era preconfezionato, gli stand già montati ed uguali per tutti, solo personalizzabili con qualche manifesto o qualche gadget (sì, abbastanza triste).
    Fin qui, per quel tipo di evento, poteva avere senso.

    Il fatto è che gli stand, tutti, erano completamente trasparenti e privi di qualsiasi ripostiglio. Il risultato?
    Un panorama assolutamente disordinato e molto disagio per gli espositori e per i visitatori, entrambi circondati da scatoloni e cavi d’intralcio ed in evidenza. Era autunno tardo, gli stand erano all’esterno, senza riscaldamento e (ma forse per questo motivo) senza attaccapanni.

    Alla mia domanda sulle ragioni di ciò, la risposta è stata “tutto vuoto, trasparente e minimalista, qui sotto il portico… era molto bello da vedere”.

    Probabilmente gli organizzatori volevano essere diversi, ma forse non si sono chiesti perché nessun altro avesse mai fatto qualcosa del genere. Sicuramente non per mancanza di creatività.

    Adesso ci rido su, ma in quel momento… 🙂

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  7. antgri says:

    @pierotaglia

    Ciao Piero grazie per il contributo.

    Mi fa piacere che tu abbia sottolineato l’aspetto della “disposizione” degli oggetti/funzioni in una pagina web o intranet o artefatto in generale.

    E’ facile durante i focus group sentirsi dire “mia madre non cliccherebbe mai lì” ed altre frasi del genere.

    Spesso per smorzare sul nascere affermazioni che lasciano il tempo che trovano, è utile descrivere al meglio gli utenti del sito. Questa operazione è molto importante!

    Stessa storia per i test… (occorrerrebbe un capito a parte…)

    Spesso si passa avanti, perché “non c’è tempo” o “non c’è danaro”. Entrambi verranno spesi in seguito, in maniera molto più significativa, per aggiustare la mira su quello che non funziona 😉

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  8. antgri says:

    @Sarah

    Mi fa molto piacere vederti sul mio blog! Vista la discussione intrapresa sul tuo 😉

    Hai centrato il punto.

    Una cosa che funziona non può prescindere dal contesto d’uso e dallo scenario.

    Se quello stand funziona in un certo contesto, con un certo scenario, non è detto che funzioni ovunque, in qualsiasi modo!

    La consolazione è che questo modo di fare non è proprio del Web, ma si ritrova in architettura, in urbanistica, nel design industriale, nell’edilizia, nelle auto, nella telefonia, etc..

    Il punto triste quale è?
    Sbagliare è umano, ma perseverare… non ha senso!

    Grazie per il tuo intervento 😉

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  9. roberta says:

    L’ergonomia non limita la fantasia… ottima osservazione!
    La mediazione? Il migliore dei mondi possibili…
    🙂

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  10. antgri says:

    @roberta

    La mediazione è utile averla presente in ogni attività.

    Il rischio è quando ci si presenta ad un tavolo e si confonde la mediazione con l’ignorare che ad usare un prodotto alla fine saranno gli utenti e non la “pancia” del Art Director 😉

    Qualcosa contro la “pancia” degli Arts? Giammai!

    Vorrei che non si sentissero limitati dal pensiero che ci sia un “utente”, ad usare ciò che si crea, che piaccia o meno è così.

    Sai che divertente se la tastiera dove hai scritto fosse fatta con tasti di 2mm quadrati? magari molto minimal, tascabile ma… non staremmo qui a scrivere, scoraggerebbe l’uso… non credi? 😉

    grazie per il tuo intervento spero di ritrovarti presto!

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  11. e se fosse solo un problema di ignoranza dei meccanismi del web e della comunicazione in generale?

    Tocca a noi operatori guidare i clienti su canoni più standard (e forse più banali) ma senz’altro efficaci?

    Mi rendo conto che non sempre è facile ed io per primo cerco di accontentare i clienti anche se questo può andare contro le giuste logiche.

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  12. antgri says:

    @Leonardo Antonicelli

    Ciao Leonardo e grazie per il tuo intervento.

    Certo che tocca a noi guidare.

    Certo che tocca a noi far nascere i bisogni per poi soddisfarli.

    Certo che sta a noi creare un framework di conoscenza nel cliente affinché possa capire il valore di quanto proposto.

    Ma quando sono i “decisori” (nei vari stadi del processo) ad essere il primo ostacolo…

    pensavo che fosse un problema di cultura anni fa… ma oggi è ancora plausibile pensare che sia ancora colpa della cattiva penetrazione di alcuni concetti?

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